Buon viaggio

Ci auguriamo sempre buon viaggio alla vigilia della pausa estiva, eppure è settembre che porta con sé la bisaccia di impegni, momenti e svaghi – perché no – che ci attenderanno nel nuovo anno “scolastico”. Per cui, non possiamo che augurarci buona fortuna, però in senso stretto. Eh sì, perché per i nostri antenati questo termine non era serrato tra le parole denaro, patrimonio o caso. La fortuna era il vento. Provate ad andare a Firenze, Santa Maria Novella, trabeazione, facciata destra: Giovanni Rucellai, commerciante, amico dei Medici e mecenate, fa incastonare a Leon Battista Alberti il suo stemma tra le pietre. Rappresenta la vela della fortuna, gonfia di buon vento. Come si resiste alle correnti che possono essere contrarie? Un mercante di mare come Rucellai doveva saperne parecchio. Più che l’evento, più o meno avverso, è sempre la nostra risposta a segnare il passo. “Prudenza, pazienza e magnanimità” era la ricetta per avere il vento/fortuna più o meno in poppa. Prendiamo allora il largo, armati idealmente di stilografica, le vele bianche saranno le pagine nuove su cui scrivere le storie di quest’anno che comincia. Buon vento a tutti!

Partita doppia di fine estate

Questo periodo dell’anno è sempre un po’ di cerniera. Il solleone fa ancora angolo retto, eppure gli appuntamenti dell’anno che riparte proiettano un’ombra lunga ben più interessante. La 79. Mostra del Cinema di Venezia aprirà mercoledì 31 agosto. Ma anche se fa novanta (correva infatti l’anno 1932), non sta glissando le sue domande: sceneggiature scritte da un ghostwriter chiamato algoritmo, fast and furios della quantità e sale sostituite da i-pad. Questi alcuni crucci del settore. Eppure, se di fine agosto e momenti di passaggio si parla, allora si fa largo madame arena. Anche questa estate ha portato il cinema in piazze sconosciute e d’ordinanza; ha accolto viandanti vacanzieri e cittadini, soli e in combriccola. È stata insomma una generosa locandiera di immagini. Francis Ford Coppola a 82 anni spera che il cinema ce la farà; del resto è già successo al teatro di Sofocle e di Euripide. Walter Benjamin nel 1936 profetizzava un’epoca in cui saremmo stati approvvigionati d’immagini: sarebbero arrivate in casa “come l’acqua o l’elettricità”. È successo puntualmente. Lo studioso in realtà un po’ ce l’aveva con il cinema, ne temeva distrazione e divismo; ma oggi lo chiamiamo settima arte. Per rimanere tale, come qualcosa che irrompe e lascia la sua scia, ha bisogno di un mezzo e di un messaggio. Ai registi la possibilità di disegnarlo liberamente. A noi spettatori la scelta di non cancellarlo. La partita è aperta e a tutti non resta che sedersi comodi.

Rammendo d’agosto

Il concetto di riposo ad agosto non è certamente un fatto nuovo. Se luglio per gli antichi romani era targato gens “Julia”, le successive 31 tintarelle di luna appartenevano invece al primo imperatore. Ottaviano Augusto ci tenne però a rivendicare questo periodo solo al plurale: per cui si è sempre parlato di “Feriae Augusti”. Che la vacanza, letteralmente il vuoto di impegni e pensieri, non dovesse durare solo un giorno. Forse perché, oggi come allora, in questo momento dell’anno ci si sente come bisognosi di rammendo. L’augurio per questo Ferragosto allora, è che arrivi un’alta marea di “buon vuoto”: a settembre torneremo in piena, tirati a nuovo e rivoltati come un calzino.

Un brand incancellabile

Il Colosseo (I sec. d.C.). è la punta dell’iceberg di molte storie che, nel tempo, ne hanno fatto un marcatore non solo urbano ma anche economico: il vento dei saccheggi d’altro canto soffiava sempre dove c’era bisogno di qualcosa. Succedeva ad esempio nel tardoantico, quando Roma perse le miniere di ferro in Bretagna. Il metallo balzò all’apice dei desiderata, un po’ come altre materie prime oggi. Così, non era raro imbattersi in qualcuno che, per rubarlo, saliva su canestri fino alle giunture dei blocchi di travertino: ne parlano i buchi in facciata e un anello in meno. Ma la storia di questo icastico avanzo doveva vederne ancora delle belle… Nel Rinascimento, il popolo romano aveva fame e Sisto V pensò a un “Lanificio Colosseo”: botteghe ai piani alti, alloggi e manifatture in quelli bassi. Pollice verso, la morte del pontefice francescano sottrasse linfa a questo pauperismo un po’ estremo. Questa settimana Deloitte ha stimato che il “marchio” Colosseo vale 77 miliardi di euro e contribuisce per altri 1,4 al Pil italiano. La prova provata che è un brand temperato proprio a tutto e per questo incancellabile.

Un design con-gelato

Il cono nasce nel 1896 dall’intuizione di Italo Marchioni, un italiano che lavorava a Wall Street al passo del suo carretto di gelato. La necessità era di quelle cogenti: trovare un mezzo di trasporto per quella frozen mousse, evitando di rompere, lavare o trasportare i contenitori in vetro e metallo. Così, da oltre un secolo, la cialda di biscotto si fa packaging e design allo stesso tempo, guadagnando un posto d’onore tra gli oggetti del MoMA. L’umiltà dell’invenzione è ormai una parente lontana dell’efficacia iconica: chiudendo gli occhi, il cono apparirà sempre una frazione di secondo prima della coppetta. Ciò dimostra che è la calza migliore per contenere il gelato, almeno secondo il modo “economico” della mente nell’organizzare segni e ricordi. È intatta da più di un secolo e non si scioglie al passar delle mode. Ci verrebbe da chiamarlo icono-gelato.

Ci vuole un fisico bestiale

Il fenicottero è un animale che sta parecchio a suo agio dove c’è il sale di mare o il cloro delle piscine, quando diventano i gonfiabili delle nostre ore che passano adagio. Insomma, da loro arrivano solo flash di pace: stanno in equilibrio su una gamba e mangiar gamberetti li fa belli (è proprio la dieta a base di crostacei a fargli assumere quella particolare colorazione). A proposito di habitat, dalla Toscana alla Sicilia, dalla Sardegna all’Emilia Romagna, in Italia non è difficile imbattersi nelle saline che, grazie a loro, diventano vere e proprie oasi dipinte di rosa. Se di relax si parla, però, dobbiamo tenere a mente che per questi volatili è una condizione non così scontata. In Alice nel paese delle meraviglie, ad esempio, vengono stirati come stoccafissi: la regina aveva ordinato un’improbabile partita a croquet e servivano delle mazze da gioco… Lewis Carroll ci ricorda  così che quando il gioco si fa duro, i fenicotteri iniziano a giocare. Tra momenti di distensione, e altri di rigidità, in fondo le giornate somigliano un po’ alle partite di croquet e il fenicottero, dal canto suo, dimostra di avere un fisico bestiale: è o non è il “socksymbol” dell’estate?

Alla soglia dell’estate

Il primo fotogramma di cinema mai proiettato aveva per oggetto un treno che arrivava letteralmente addosso a chi guardava; ne nacque la leggenda che gli spettatori erano corsi fuori dalla sala. Ma a pensarci bene, se il cinema prometteva evasione, la scelta di un mezzo che andava oltre la soglia era decisamente appropriata. Tanto che, dagli schermi, l’immagine è stata ripresa più volte per suggerire un moto a luogo fuori dagli schemi. L’ultima fermata dell’Orient Express era ad esempio a Costantinopoli, porta sul Medio Oriente; molti anni più tardi, sarà una locomotiva (e non un treno standard) a portare alla scuola di magia. C’è addirittura una canzone che spera di staccarne la maniglia, così da procedere spedita verso ognuno sa cosa… E dunque, qual è la soglia a cui si affaccia questa estate? Realisticamente parlando, l’entusiasmo corre su un treno regionale: preparate il fazzoletto, occhio al portamonete e speranza stirata. Magari qualche nodo verrà al pettine… Ma se nella settimana scorsa un treno ha incapsulato magicamente tre leader di altrettanti Paesi, non possiamo che riporre ancora più fiducia nella locomotiva: sfonderà la soglia in qualche modo. E allora sì che possiamo tornare a sperare nella pace dell’estate, che ci arriverà addosso.

A me gli occhi

A Pompei c’è una mostra che vuole provare come l’“amatoria”, nell’idea di “ars”, possa esser vissuta con naturalezza e come tale va mostrata (ad adulti e bambini); l’“hard”, semmai, è un fatto di costumi che cambiano. E servono lenti adatte per guardare… Così, “Arte e sensualità nelle case di Pompei” libera scene che suscitarono l’imbarazzo degli archeologici sin dalla scoperta degli scavi; vennero stipate nei depositi e lì rimasero, più o meno fino ad oggi. La mostra, aperta fino a gennaio 2023, racconta come i nostri avi tutto avevano, tranne l’impaccio: gli incontri amorosi di dèi e centauri non erano solo una narrazione per le alcove, ma circumnavigavano il daily life pompeiano tra triclini, antri e spazi più o meno privati. Sempre a proposito di lenti particolari, il 10 giugno 1819 nasceva il pittore francese Gustave Courbet, ultimo premiato con l’alloro di una censura che esonda il tempo. Nel 2011, il dipinto L’Origine du monde (1866) fu censurato da Facebook e la querelle finì in tribunale. Se nel mondo multimediale gli occhi sono sorvegliati a vista, ecco quindi che il dubbio sorge naturale: incollare o non incollare un’emoticon sul dipinto di un corpo nudo? Questo è il dilemma (o la “Meta”). Nel frattempo, un piccolo arnese anti-miopia ci sembra essenziale. MADEINAREA Nel 2015, abbiamo accompagnato la Soprintendenza del Parco Archeologico di Pompei in una complessa attività di rilettura e di riproposizione dell’offerta culturale. Grazie a questo intervento, abbiamo ridefinito il nome, che accomuna ora tutti i siti dell’area archeologica, recuperando quello latino “Pompeii” (uguale anche in inglese), per distinguerlo dalla odierna Pompei, e abbiamo disegnato un “nuovo” marchio, ispirato ai bellissimi affreschi della “Villa dei Misteri”. Su questi elementi identitari, è stato sviluppato un vero e proprio sistema, che va dalla segnaletica alle nuove mappe, dagli elementi di comunicazione offline al sito internet. Per rendere infine il senso di questo spazio unico al mondo, dove la vita si è sì fermata in un terribile momento ma è palpabile a ogni passo, abbiamo associato al nome il claim “Tempus, vita”. L’eternità non è stata mai così vicina.

Pronti per una settimana elettrizzante?

Anche il modo di mettersi comodi fa design, se non altro del comportamento. Pensiamo, ad esempio, alla relazione che instauriamo con la poltrona Pratone: un tuffo tra i ciuffi d’erba, con il poliuretano espanso che promette un abbraccio. Eh sì, perché tra le innovazioni che battezzarono il Salone del Mobile, sessanta candeline in questo 2022, c’è stata proprio la gommapiuma. Negli anni Cinquanta planò sull’arredamento dal mondo dei motori e così le tappezzerie di casa si allinearono finalmente all’idea di relax, sicuramente più antica. Preistorica, dunque, sembrerà allora questa dormeuse stile Re Sole, con le sue onde che camuffano, ma non cancellano, l’idea di un riposo sull’attenti. Dal 7 al 12 giugno, Salone e Fuorisalone tornano in tutto il loro splendore. Sarà una settimana elettrizzante e, dopo il lungo silenzio dettato dalla pandemia, un ritorno al frastuono che cortocircuita a Milano tutto il mondo del design.

Il ridisegno di un Paese

Se il 2 giugno 1946 ha tracciato la forma di governo dell’Italia, un po’ lo dobbiamo anche al “Re di Maggio”. A marzo di quell’anno infatti, Umberto II firmò il decreto che deciderà anche le sue sorti: sarà re il tempo di pochi giorni. In questa sede però, ci piace scavare nella mina dell’italianità, magari raccontando la storia di un giovane principe che tanti anni prima aveva disegnato l’abito da sposa di una moglie venuta dal Belgio, Maria José; stoffa da designer, forse, ma gli annali lo ricordano per non aver avuto quella da re. Questa sensazione di essere fuori dal sentiero tracciato, doveva forse accomunare molti in quell’anno: gli uomini perché avevano il polso intorpidito da anni di non voto, le donne perché erano state chiamate per la prima volta a farlo. Per cui, tentiamo di entrare nelle cabine di quel 2 giugno, visualizzando tutti quei lapis tremolanti. Anni e anni dopo, l’avremo spuntata? Pardon, forse per tempi e contesto sarebbe meglio dire “flaggata”. Ad ogni modo, la scelta della Repubblica fu un verdetto che si portò dietro polemiche e sospetti, ma l’Italia non riusciremmo più a immaginarla diversamente. Sicuramente un’identità in continuo divenire e complessa… si può però disegnare con semplicità.