BAPS, la banca che parla la lingua delle sue radici

Nella comunicazione bancaria emerge una chiara tendenza verso la semplificazione e l’affermazione di un tono autorevole e relazionale. Gli istituti di credito cercano di consolidare la fiducia attraverso un tone of voice sobrio e diretto, affiancato da una dimensione visiva essenziale. L’obiettivo è duplice: trasmettere solidità istituzionale e rafforzare l’identità del brand in un mercato sempre più digitale. “In quest’ottica”, racconta Emanuela Camera Roda, project director di Inarea, che ha guidato il progetto di brand identity per BAPS (la Banca Agricola Popolare di Sicilia), “si assiste a una progressiva convergenza della comunicazione verso il master brand anzichè la proposizione dei singoli prodotti. Quest’approccio favorisce coerenza, chiarezza e riconoscibilità lungo tutti i touchpoint – fisici e digitali”. Ma veniamo all’esperienza di BAPS, un progetto di brand identity nato da un’esigenza profonda: ridefinire l’identità di una banca storica senza tradire le sue radici territoriali. BAPS è infatti l’unico importante istituto di credito presente in tutta la regione a essere autenticamente siciliano. È una banca cooperativa per azioni e i suoi soci (spesso dipendenti) vivono e operano nell’isola. Il nuovo racconto ha voluto partire da questa unicità, recuperando i riferimenti storici dei movimenti cooperativistici che, tra l’Ottocento e i primi decenni del Novecento, diedero vita a forme organizzate in grado di restituire dignità a quelle fasce di popolazione disagiate, che non potevano avere accesso al credito. I simboli di quei movimenti erano spesso riferiti al mondo agricolo: la spiga di grano, la rosa, il mietitore, l’ape ecc.. In questo quadro, proprio per rimarcare il ‘carattere’ siciliano, è stata adottata come marchio la stilizzazione di una pala di fico d’India: una pianta presente in tutto il Mediterraneo ma fortemente radicata nel paesaggio dell’isola. Una scelta che vuole evocare in maniera semplice, iconica e ironica, la capacità di resistere a condizioni ambientali estreme, crescendo e moltiplicandosi. Al tempo stesso, è un segno capace di dare rappresentazione al legame fortissimo che unisce BAPS al suo territorio, superando l’iconografia ‘consueta’ del mondo bancario, in genere conservatrice. Il colore verde, nuovo protagonista del marchio, richiama direttamente il valore della parola ‘agricola’ presente nella denominazione della banca e si fa portavoce implicito di sostenibilità. Al contempo, il blu storico di BAPR viene mantenuto nella tipografia per preservare il tono istituzionale e la continuità con il passato. Il risultato è un’identità cromatica che bilancia natura e autorevolezza, passato e futuro. Un sistema coerente dal fisico al digitale Il progetto ha previsto una riorganizzazione sistemica dei brand di prodotto, eliminando marchi e simboli superflui e riportando tutto sotto l’ombrello visivo del master brand BAPS. Questa “brand concentration” ha coinvolto ogni aspetto della comunicazione: dalle insegne fisiche – adattate con sensibilità ai contesti specifici e locali – alle piattaforme digitali. La coerenza formale su tutti i canali è diventata fondamentale per rafforzare il senso di appartenenza all’universo BAPS, rendendo ogni touchpoint un elemento riconoscibile e rassicurante. Presenza territoriale e di prossimità Pur nell’era del digitale, BAPS ha scelto di non ridurre la propria presenza fisica. Al contrario, ha acquisito nuove filiali nel territorio siciliano, confermando che, soprattutto per una banca cooperativa e locale, il contatto umano resta centrale. Le filiali rappresentano presidi di fiducia, soprattutto nei piccoli centri, contribuendo a mantenere saldo il legame con le comunità. Il risultato è una nuova identità forte, coesa, contemporanea, ma profondamente radicata nella storia e nei valori della banca.

Metropolitana milanese. Segnaletica e wayfinding interpretano un’icona

Il progetto delle linee 1 e 2 della Metropolitana di Milano è una pietra miliare nella storia del design italiano. Un progetto valso ad ATM, Franco Albini, Franca Helg e Bob Noorda il Compasso d’Oro nel 1964 e che introduce concetti di immagine coordinata e standardizzazione. Tra gli elementi di forte riconoscibilità la fascia continua e perimetrale nelle stazioni, con il nome della fermata ripetuto ogni cinque metri per essere letto dal treno in movimento. Per la segnaletica, Noorda ha ridisegnato i caratteri Helvetica creando un font che ha preso il suo nome. La moltiplicazione nel tempo di stazioni e linee, così come la necessità di adeguamento a normative di sicurezza e nuovi servizi hanno imposto ad ATM un processo generale di refreshing della segnaletica e del wayfinding a partire dalla metà degli anni Duemila. “Inarea ha iniziato dalla progettazione della Stazione Garibaldi. È stato stimolante e gratificante confrontarci con un progetto come la Metropolitana milanese, che abbiamo interpretato in chiave rispettosa e filologica”, precisa Niccolò Desii, design director e partner di Inarea che da vent’anni segue la collaborazione con ATM. Segnaletica e type design. L’interpretazione di un’icona “Abbiamo trovato un’intervista a Bob Noorda in cui dichiarava che avrebbe voluto creare anche il carattere minuscolo per la Metropolitana di Milano. Stazioni più recenti con nomi più lunghi così come semplici messaggi da introdurre – quali “ai treni” o “uscita” – necessitavano del carattere minuscolo, di più facile lettura. Abbiamo dunque sviluppato un font (Metro Type) a partire da quello di Noorda per declinare la parte testuale di pannelli, cartelli informativi, regolamenti di stazione ecc., ovvero uno strumento con cui ATM avrebbe potuto esprimersi in modo omogeneo e coerente. Abbiamo poi svolto un complesso aggiornamento del manuale per rendere maggiormente integrate le prime linee della Metropolitana con la M3 che presentava elementi di discontinuità, dall’architettura dei cartelli all’illuminazione nelle fasce segnaletiche. In quel periodo fu nuovamente coinvolto lo studio Noorda che si propose per l’aggiornamento del carattere tipografico. Così ATM si ritrovò con due caratteri: quello di Noorda per la segnaletica delle stazioni e il Metro Type di Inarea per le altre informazioni testuali, che comunque dialogano bene perché nati dall’interpretazione del font del 1964”. Regole e wayfinding per un progetto che duri nel tempo “Dopo quella di Garibaldi abbiamo realizzato la segnaletica e il wayfinding di altre dieci stazioni della Metropolitana. Nel tempo, abbiamo seguito l’aggiornamento di segnaletica, livree e mezzi di superficie fino all’ultima, la M4, per la quale abbiamo realizzato la mappa aggiornata della viabilità. Abbiamo creato un insieme di regole e algoritmi semplici per consentire una distribuzione dei segnali nello spazio in maniera coerente, omogenea e funzionale ai flussi interni delle varie stazioni. La distribuzione deve evitare la sovrabbondanza di informazioni in spazi ristretti o di transito e posizionare i cartelli sugli snodi o, nel caso di distanze eccessive, a conferma della direzione. In snodi importanti in cui si incrociano più linee, abbiamo dato delle regole generali. Il vademecum indica le caratteristiche dei cartelli come, ad esempio, la luminescenza o la disposizione ortogonale o laterale al varco. Abbiamo infine ridisegnato i pittogrammi e i cartelli più tecnici dei regolamenti o delle normative, consentendo a chi deve predisporre la segnaletica di categorizzare i soggetti e la loro futura distribuzione negli spazi delle stazioni.