Il 18 novembre 1902 nasce Teddy Bear 

Teddy Bear è il giocattolo per antonomasia, quello che compare sotto un albero di Natale o che i bambini tengono per mano, in maniera rassicurante. Ha origine però da un cacciatore incallito: si tratta del presidente americano Theodore Roosevelt. Sembra che nel 1902, durante una battuta di caccia, questi si rifiutò di sparare a un orso immobilizzato a un albero; non fu un atto di pietà, piuttosto di orgoglio di cacciatore. Il Washington Post prese la palla al balzo per farne satira politica, giocando sull’indecisione del presidente nelle campagne del Midwest. Qualche giorno dopo, un venditore di caramelle di Brooklyn e sua moglie crearono un orsetto chiamandolo con lo stesso nome del presidente (chiedendo il permesso al depositario del brevetto, ovviamente). Roosevelt acconsentì, pensando che la cosa si sarebbe spenta di lì a poco. Nel 1904, Teddy Bear diventerà la mascotte della campagna elettorale del presidente e i due venditori di caramelle costruiranno un impero sugli animali di peluche. Roosevelt era l’immagine del condottiero a cavallo, quello che va fiero a caccia con i suoi levrieri, come accadeva nei migliori ritratti equestri. Ai nostri giorni, la ‘pet-strategy’ è parte fondamentale di ogni campagna elettorale: ne sanno qualcosa i gattini su Twitter, o gli agnelli tenuti in braccio nei giorni di aprile. Il tutto, grazie a una vignetta satirica diffusasi alla velocità della luce. Chissà cosa ne penserebbe, oggi, il buon vecchio Roosevelt. Onomastico: Sant’Oddone

Il 17 novembre 1869 è inaugurato il Canale di Suez 

Il Canale di Suez, in realtà, non è una storia così recente. Già i Romani, si erano mostrati abbastanza risoluti nel dare un taglio alla questione trasporti nel Mediterraneo. Peccato però che il loro istmo era parecchio timido, perché si insabbiò durante il periodo bizantino. Ci provò poi Napoleone, ma era stato consigliato male: i suoi scienziati gli dissero che il dislivello tra il Mar Rosso e il Mediterraneo era troppo alto. Arriviamo così al 17 novembre 1869, data che ha inaugurato non solo un passaggio via mare, ma anche una polveriera mondiale. Quasi cento anni dopo, il canale sarà chiuso dal 1967 al 1975: erano gli anni della “Guerra dei Sei giorni”, quella dell’Egitto contro Israele. A farne le spese, furono 14 navi che rimasero bloccate nel canale per otto anni. La storia, si sa, è fatta di corsi e ricorsi e il canale venne insabbiato per la seconda volta: la flotta arenata era chiamata‘gialla’ perché da lontano aveva assunto la forma di una duna nel deserto. Un effetto morgana? Non proprio. Sulle navi sorse una piccola comunità che si diede da fare: nacquero una chiesa, un campo di calcio e molti momenti di svago. Infatti, i nostri architetti sono ancora al lavoro, con matite e righelli alla mano: mancano un ristorante, la piscina e la spa di questa crociera sul Mar Rosso. Finché la barca (non) va, lasciala pure stagnare… Onomastico: Santa Elisabetta d’Ungheria

Il 16 novembre 2010 la Dieta mediterranea viene iscritta nella “Lista del Patrimonio Culturale Immateriale” dell’UNESCO

Dieta è una parola che arriva dal greco e si traduce con ‘stile di vita’ e quello del Mediterraneo è un insieme di strade a senso unico che si ritrovano tutte nel momento del pasto: “pietra angolare delle usanze sociali” per l’UNESCO. Per capire meglio questo concetto, dobbiamo scomodare – come sempre – un padre della cultura europea qual è Dante Alighieri. Nel suo “Convivio”, si immagina un banchetto per diffondere conoscenza e, per la prima volta, vengono invitate anche le donne. Non è forse l’inclusività che fa una buona tavola, così come una conoscenza illuminata? La parola convivio, infatti, arriva dal più profondo significato di ‘vivere insieme’ e non c’è dubbio che questo chiuso mare, dalla notte dei tempi, di convivialità trabocchi. Si narra che l’imperatore Claudio, quando voleva aprire il senato romano ai Galli, incontrò l’opposizione di molti; al che il sovrano rispose più o meno con queste parole: “Ma i vostri illustri avi non erano forse Etruschi, Sabini o Sanniti, quando combattevano contro Romolo?”. Nell’antichità chiunque poteva, se lo voleva, sposare l’identità del Mediterraneo. Quanto a noi, saremo buoni eredi quando di grandi abbuffate di inclusività continueremo a non averne abbastanza. Se c’è un modo di rinnovare il concetto di “fiat lux”, nato proprio qui nel Mediterraneo, lo abbiamo forse a portata di mano. Onomastico: Santa Margherita di Scozia

Il 15 novembre 2008 il vino Tocai perde il suo nome e diventa Friulano 

Se c’è una parola bandita dal dizionario friulano (cosa non da poco, visto che è uno dei pochi dialetti italiani a vantare lo status di ‘lingua’), questa è Tocai, un vino in cui si rispecchiava un’intera comunità. All’origine di questo ritiro forzato c’è un’assonanza con un vitigno ungherese. Così, la Commissione Europea ha deciso che l’ultima vendemmia italiana del “Tocai” sarebbe stata quella del 2008; dopodiché, i tini avrebbero ribollito solo di “Friulano”. L’antichissimo Tokaji ungherese, dal canto suo, è un vino sì bianco, ma dallo spiccato carattere liquoroso, molto diverso dal tono secco e mandorlato di quello italiano. Difficile confonderli, dunque. Il riscatto, probabilmente, arriverà in un futuro abbastanza prossimo: pur se de-nominata, il Friuli Venezia Giulia è la nursery del vino, perché produce l’80% delle barbatelle italiane, il 30% dell’Unione Europea e il 25% di quelle del mondo. Ciò non toglie che alcune decisioni prese dall’alto sembra che ci cadano addosso come biglie impazzite; ma “quella che chiamiamo rosa, con qualsiasi altro nome avrebbe lo stesso profumo” ci dice William Shakespeare (e no, non quello ungherese). Onomastico: Sant’Alberto Magno

Il 14 novembre 1840 nasce Claude Monet 

Si narra che quando le “Ninfee” di Monet vennero esposte all’Orangerie di Parigi, la sala fosse frequentata solo da amanti in cerca di un luogo appartato. L’artista morì l’anno prima di vederle installate, risparmiandosi così il probabile rammarico di non vederle capite. Eppure, aveva trascorso non poco tempo con quelle ninfee nella sua casa di Giverny, che se ne stavano lì, in tintarella di luce. Lui la chiamava opiniâtreté, ostinazione: cambiava tela ogni volta che lo faceva il sole. La sua arte non venne capita nell’immediato perché la retina di un uomo del primo Novecento non era imbevuta di immagini in movimento: perché dunque ricrearlo in pittura, arte da sempre considerata dello spazio, ma sicuramente mai del tempo? In realtà, Monet, il tempo lo ha anticipato; come tutti i grandi del resto. Guardando alle sue ninfee, oggi, se c’è una liquidità che viene in mente non è quella del suo stagno di Giverny. È piuttosto quella di un videomapping su un palazzo, di uno schermo al plasma, di quella pubblicità che entra a macchia d’olio dentro il telefono. Quell’istantaneità che Monet tentava di catturare sulla tela, ora non è più opera di un impasto di pulviscoli e cielo; viene da altre fonti. Se siamo riusciti a ricreare la magia, o semplicemente l’abbiamo interrotta, non ci è ancora dato saperlo. Quel che importa è che lui, con un semplice camouflage di tinte a olio, ha anticipato una visione. Ricordiamocelo ogni volta che andremo a vedere un Monet, un Caravaggio o un Van Gogh ingigantiti su un grande schermo: un trucco, forse, che gli artisti non ci avrebbero richiesto. Onomastico: San Serapio

Il 13 novembre è la “Giornata Mondiale della Gentilezza” 

“Make kindness the norm” è lo slogan della giornata di oggi. Un obiettivo raggiungibile soprattutto con azioni ‘random’ di gentilezza quotidiana fino al momento in cui, gesto dopo gesto, ne saremo felicemente imbevuti. È solo allora che diffonderemo la nostra piccola ‘eccedenza’ di ormone del buonumore nell’aria. Nel frattempo, non dobbiamo far altro che cominciare ad allenarci e la lista messa a disposizione dalla “Random Acts of Kindness Foundation” è vastissima: si parte dalla mattina, quando possiamo lasciare una piccola sorpresa al postino o al corriere, prima di uscire di casa. Se la giornata inizia nel traffico, complimentiamoci con il nostro vicino di sventure a motore, per il mirabile modo in cui ha parcheggiato. In ufficio, seminiamo collaborazione. E ancora, tornando a casa, facciamo sosta a un chiosco per acquistare una limonata, oppure chiediamo a una persona anziana di raccontarci qualcosa della sua vita passata. Infine, prepariamo una torta per chi amiamo. Per fare della gentilezza la regola, in fondo, non occorre che una cosa: librarci in aria, limando tutte le nostre spigolature. Quanto all’esercizio quotidiano, ricordiamoci solo queste due parole: tempus fugit (chiedetelo a una farfalla). Onomastico: San Nicola I, Papa

Il 12 novembre 1949 nasce il celebre pulmino Volkswagen 

Ci pensiamo poche volte, ma il design delle automobili influenza il modo in cui guardiamo e interpretiamo la vita di una città. E il T1, il pulmino Volkswagen nato dall’idea di un commerciante olandese di Maggiolini, è uno di quei casi. Ci hanno insegnato che tutto quello che si appresta a diventare icona deve ancorarsi a pochissimi elementi: un solo nome e un solo uso, ad esempio. Per quanto riguarda il T1, niente sembra calzare con questi presupposti, a partire dal nome: è conosciuto come Bulli in Germania, VW Bus in America e Kombi in Brasile. Quando fu messo sul mercato, la casa tedesca ne intuì la versatilità di una scatola mobile capace di trasportare cose e persone. Negli Stati Uniti, invece, acquistare un camper Volkswagen significava porsi dall’altra parte della barricata rispetto alle grandi auto sfornate a Detroit, che parlavano di status symbol e di case bianche con staccionate. A quelle auto di rappresentanza, la cultura hippie contraria al Vietnam rispondeva con un motto che potrebbe racchiudersi in “stipati, ma felici” (magari alla volta di un concerto o di una manifestazione). Alla fine, l’identità è quella che ognuno decide di cucirsi addosso, componendola con quanto si raccoglie nel quotidiano. Motivo per cui, nel nostro omaggio, un bikini, un paio di occhiali da sole e degli elastici per legare i capelli restituiscono la celebre forma. Ma è il simbolo hippie della pace a trovarsi perfettamente a suo agio dove invece dovrebbe esserci il brand Volkswagen. Una mimetizzazione felice, frutto di usi e di idealità; ci avevate fatto caso? Onomastico: San Diego

L’11 novembre 1821 nasce Fëdor Dostoevskij 

È una notte come un’altra e un giovane si aggira solo per le strade di San Pietroburgo. Ha un solo problema che è quello di essere un sognatore: per questo, lo scarto tra aspettative e realtà finisce sempre con l’immeritato vantaggio delle prime. Un viveur nell’immaginazione, ma un latitante nella socialità. Una sera, però, incontra una ragazza che ha una storia da raccontargli: la giovane è prigioniera di una nonna cieca che la sorveglia paradossalmente a vista, e attende un amore solo sospirato. Ma ha una vividezza tale che il narratore (che per tutto il romanzo rimane senza nome), riconosce in lei il contraltare della sua attitudine sbiadita alla vita. Ha trovato, finalmente, il pane per quei suoi denti, che finora avevano masticato solo fantasie.  “Le Notti Bianche” (1848) di Fëdor Dostoevskij, è ambientato a San Pietroburgo in quattro notturni estivi di chiacchiere e racconti; sono serate luminescenti, perché il sole decide di andar via alle 22. Per premura, abbiamo pensato di donare al giovane un colbacco appena sfornato, ma si tratta di un modello che può andar bene anche in estate. Siamo sempre in Russia, no? Onomastico:San Martino 

Il 10 novembre 1928 nasce Ennio Morricone 

Conan Doyle passò tutta la vita prigioniero di un cruccio: raggiunse la fama con Sherlock Holmes, ma avrebbe preferito esser riconosciuto dal mondo come autore di romanzi storici. L’astio letterario era tale che a un certo punto decise di uccidere il suo personaggio; per poi ripensarci un romanzo dopo. In maniera velatamente analoga, abbiamo buone ragioni per credere che nelle prime righe di ogni biografia di Ennio Morricone, leggerete sempre queste due fumanti parole: ‘spaghetti’ e ‘western’. In quarant’anni di carriera, il compositore ha scritto oltre quattrocento colonne sonore; l’Oscar, poi, non è arrivato grazie alla collaborazione con Sergio Leone, ma con “The Hateful Eight” di Quentin Tarantino (2016). Scavando ancora nella sua biografia, scopriamo che è stato trombettista jazz e si è formato con il compositore Goffredo Petrassi; a Roma, in gioventù, si lega all’avanguardia musicale più colta ed è tra i fondatori del “Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza”. Un’altra vita musicale che ora, forse, avrà tutto il tempo di assecondare. Lo immaginiamo ancora là, nello studio di Piazza Venezia, la sua botola nascosta dal mondo da ben due porte. Lì dentro, lo si sarebbe visto scrivere sempre rigorosamente a mano. Lo spartito è pronto e siamo certi che, dovunque sia ora Ennio Morricone, avrà sempre buon vento. Onomastico: San Leone Magno

Il 9 novembre 1989 cade il Muro di Berlino 

Nel corso dei 28 anni di vita del Muro, la Porta di Brandeburgo si trovava nella Berlino sovietica e divenne sin da subito il vessillo dell’orgoglio della DDR. Tanto che, quando Kennedy si recò in visita nel 1963, il monumento venne coperto da striscioni rossi, così da impedire al presidente americano di volgere lo sguardo a Est. Ma arriviamo a quella sera del 9 novembre 1989, quando è in corso una conferenza stampa della Repubblica Democratica Tedesca; il linguaggio è il burocratese, quello che dilata tutto, per non dire niente. Il governo filocomunista, dal canto suo, era in una situazione che faceva acqua da molte parti: Gorbačëv aveva aperto alcune frontiere verso Ungheria e Polonia e così molti tedeschi (con il pretesto di una gita nella nazione vicina), stavano già cominciando a passare a Ovest. La sera del 9 novembre 1989, il giornalista dell’ANSA Riccardo Ehrman rivolse una domanda a un funzionario tedesco, in merito a delle misure che sembravano paventare un libero fluire di persone, attraverso la cortina di ferro. Alla frase “Da quando saranno operative?”, la risposta del funzionario fu: “Per quanto mi riguarda, da questo momento”; valeva anche per Berlino Ovest. Di lì a qualche ora, la Porta di Brandeburgo divenne di nuovo un varco; il Muro, di lì a poco, cadde. Una sola domanda, precisa quanto contestualizzata, ha disegnato di nuovo i confini della Germania. Onomastico: San Teodoro