Programmi d’amore?

Porto Venere è un pertugio sul Mar Ligure bagnato non solo dalla dea dell’amore, ma anche dalla fatica del poeta Lord Byron, quando fece a nuoto il tratto di mare fino a Lerici.

In Inghilterra, Byron difendeva il Luddismo, quel movimento che distruggeva i telai appena sfornati dalla rivoluzione industriale: erano considerati una minaccia per il lavoro artigianale. Ora, la figlia che Byron non ha mai conosciuto, Ada Lovelace (1815-1852), è invece considerata la madre del linguaggio di programmazione. Il suo quid è stato capire che l’algoritmo poteva andare oltre i numeri, generando simboli, parole, persino note. Esso, però, non sarà mai immaginifico, notava Ada; per funzionare non potrà mai fare a meno della macchina umana.

Riassumendo, la figlia di un poeta crea un dispositivo che, per funzionare, avrà sempre bisogno di poesia. Ci sembra un bel modo di parlare d’amore, a tre giorni da San Valentino. Nel suo caso, può valere anche il women nomen: “love” e “lace”, amore e pizzo (ma anche laccio): avrà forse dovuto stringer bene quelli dei suoi guantoni, per fare il mestiere che amava? Non dimentichiamo che passò la sua breve vita come “fidanzata professionale” di molti matematici uomini.

Ah, oggi è la Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza: un amore complicato solo dalla storia e da come ci è stata – a volte – tramandata