È una notte come un’altra e un giovane si aggira solo per le strade di San Pietroburgo. Ha un solo problema che è quello di essere un sognatore: per questo, lo scarto tra aspettative e realtà finisce sempre con l’immeritato vantaggio delle prime. Un viveur nell’immaginazione, ma un latitante nella socialità. Una sera, però, incontra una ragazza che ha una storia da raccontargli: la giovane è prigioniera di una nonna cieca che la sorveglia paradossalmente a vista, e attende un amore solo sospirato. Ma ha una vividezza tale che il narratore (che per tutto il romanzo rimane senza nome), riconosce in lei il contraltare della sua attitudine sbiadita alla vita. Ha trovato, finalmente, il pane per quei suoi denti, che finora avevano masticato solo fantasie.
“Le Notti Bianche” (1848) di Fëdor Dostoevskij, è ambientato a San Pietroburgo in quattro notturni estivi di chiacchiere e racconti; sono serate luminescenti, perché il sole decide di andar via alle 22. Per premura, abbiamo pensato di donare al giovane un colbacco appena sfornato, ma si tratta di un modello che può andar bene anche in estate. Siamo sempre in Russia, no?
Onomastico:
San Martino