Philippe Petit concepisce l’idea di attraversare le Twin Towers molto prima di vederle ultimate. Per una mirabilissima simmetria, quei 45 minuti sono riusciti a resistere a tutto il fuoco funesto che è venuto dopo: li ritroviamo nelle fotografie aeree, nelle pagine di sceneggiature cinematografiche (l’ultima, “The Walk”, del 2015), in un’autobiografia. Buffa tenuta per un’impresa che nasce appesa a un filo.
Ma partiamo dal principio, perché questa è una storia che ha a che fare con più di un travestimento. Petit si presenta a New York come corrispondente di una rivista di design francese e inizia a fare i suoi sopralluoghi in incognito, aiutato da alcuni ‘insider’ del posto. Ma più che da architetto, studia con la perizia di un ingegnere: si tratta di balistica, di equilibrio, di forze capaci di spingere quel filo da un capo all’altro delle Gemelle e tenerlo fermo.
E arriviamo a quel 7 agosto. Anche New York può esser silenziosa, alle 7 del mattino, se ti trovi a 411 metri da terra. Da lassù, l’unico traffico da gestire era quello del sistema nervoso di Petit: il baricentro dinamitardo di un’impresa ad alta tensione.
Onomastico:
San Gaetano Thiene