Ci sono quelli liberi inglesi e quelli “cassettonati” italiani: le differenze stilistiche (e geografiche) sono evidenti, ma il padre di tutti i giardini europei moderni non è un luogo, ma un libro. E nasce da una battaglia d’amore in un sogno. Il suo nome ci appare quasi impronunciabile, oggi: si chiama “Hypnerotomachia Poliphili”, letteralmente, “combattimento amoroso, in sogno, di Polifilo”. Trentotto capitoli di puro viaggio iniziatico, o psichedelico. Addentrandoci con il protagonista, arriviamo a un certo punto a Citera, l’isola di Venere: un eden botanico di peristili, pergolati e zampilli. Al centro c’è un anfiteatro simile al Colosseo: ma sui suoi gradoni, invece che grida e pollici abbassati, siedono solo cascate di fiori.
Ci si perde, nella minuzia descrittiva; del resto è un sogno, anche se qualcuno ha provato a decifrarlo.
Ciò che importa è che questo giardino impossibile ha dato il là a tutti i giardini europei dei due secoli successivi. Come? È la stampa, bellezza. L’ “Hypnerotomachia” è stato il primo libro in volgare ad esser stato creato e poi diffuso con il nuovo mezzo. Siamo a Venezia nel 1499, dentro la tipografia di Aldo Manuzio. Conteneva 170 xilografie, dove erano illustrate queste e altre meraviglie, comprese quelle tecniche dei disegni sull’“ars topiaria”, l’arte di dar forme ad arbusti e alberelli, o meglio, di potare.
In questa Babele verde anche noi ci siamo persi: infatti le attache non servono a fermare i fogli del prezioso manuale, ma si sono sparpagliate e materializzate nel più comune arredo da giardino. Abbiamo bisogno evidente di una pausa. Se al sole di maggio, meglio.
Onomastico:
San Vincenzo