Il 22 settembre è la “Giornata mondiale del rinoceronte”

Immaginiamo che il paesino in cui viviamo sia improvvisamente affetto da “rinocerontite”: spunta un corno a ogni persona intorno a noi e questa comincia a rotolarsi nel fango e correre all’impazzata. Fortuna che si tratta di una pièce del Teatro dell’Assurdo (“Il Rinoceronte”, Eugène Ionesco, 1959). Pare infatti che questo pachiderma, nonostante la grande massa celebrale, non brilli in sagacia. Forse per questo l’autore francese lo scelse come metafora di un comportamento ottuso (o folle) che sgorga dritto dritto dal conformismo.

E però, anche se camminiamo su due gambe, non siamo certo più immuni alle ottusità da pozioni magiche. Sapete perché il rinoceronte è a rischio estinzione? Per le presunte qualità miracolose del suo corno. Inoltre, averlo in salotto è sinonimo di uno status symbol. Per dare un’idea del grosso giro d’affari, basti pensare che il corno di un rinoceronte viene venduto a 100 mila dollari al kg.

Ne “La fattoria degli animali”, George Orwell fa recitare ai mammiferi intelligenti quasi quanto l’uomo – i maiali – la seguente massima: “quattro gambe buono, due gambe meglio”. Stiamo però cancellando una specie che vive sul pianeta terrestre da 50 milioni di anni; ne siamo proprio sicuri?

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SS. Maurizio e compagni, soldati e martiri