Se chiedessimo ai nostri bisnonni quale cioccolata mangiavano negli anni ’40, probabilmente ci risponderebbero che era solo quella che cadeva dal cielo: quello sotto gli aerei e i carri armati americani.
L’esercito a stelle e strisce, però, non poteva sapere che, mentre distribuiva barrette, caramelle e sigarette nelle città liberate, nella fucina di Alba stava nascendo qualcosa. Durante la guerra, lo sappiamo, il cacao era un lusso che forse neanche la borsa nera poteva permettersi. Così Pietro Ferrero decide di surrogarla con la nocciola: ecco l’arma sabauda della rappresaglia golosa.
Nel ’46 nasce la prima “Pasta Gianduja”: si presenta nella stagnola e pronta ad esser tagliata e spalmata sul pane. Ma, soprattutto, è adatta al portafoglio povero del ’45 e oltre: un chilo di “Giandujot” costava 600 lire (0.30 euro) contro le 3.000 (1,50 euro) di un chilo di cioccolato…
Il resto è storia. Noi abbiamo voluto fissare quegli esordi in un’immagine che ci sembra lavori con la giusta sintesi. Senza però risparmiare sul gusto.
Onomastico:
San Mattia, Apostolo