“Bee’s knees” è un modo di dire inglese che sta per “high standard”, espressione avvinta da zelo professionale. Così può essere la performance, l’aspettativa, ma anche i desiderata delle cosiddette soft skills: “il candidato deve avere propensione al lavoro di gruppo, spiccato problem solving e attitudine al team building”. È il refrain più noto di LinkedIn.
L’ape, da cui derivano queste espressioni, è da sempre associata al lavoro, quello corale, onesto e organizzato. Non a caso, è stata adottata come marchio di associazioni operaie e di banche popolari. Con lo stesso spirito, è entrata in ben 74 stemmi di comuni italiani e in un numero imprecisato di quelli di città e paesi, in tutta Europa. Ma è anche simbolo di immortalità e di resurrezione e con questi significati fu scelta, dai Merovingi prima e da Napoleone più tardi, quale riferimento araldico.
È insomma un insetto così fiero del suo standing da evocare una certa propensione ai fasti. I Barberini, ad esempio, quando nel 1623 si ritrovarono un papa in casa (Maffeo alias Urbano VIII), si affrettarono a cambiare il logo di famiglia. Così, la loro araldica su frontoni e fontane si presentò con tre api; ma in origine erano tafàni. Da commercianti a papi, il cambio di standing richiedeva anche quello di crisalide e questa storia ci insegna che, nel ridisegnare la propria identità, ognuno può scegliere l’animale-totem che vuole…
Per questo weekend, tuttavia, srotoliamo lacci e calzini della nostra ape e la portiamo nelle Marche dove, affacciata sulla costa di San Benedetto del Tronto, campeggia dal 1997 una scultura, con una frase: “Lavorare, lavorare, lavorare, preferisco il rumore del mare” (del torinese Ugo Nespolo). Non è decisamente un messaggio motivazionale da lunedì mattina, ma un invito a bandire dal lavoro invidia e avidità: praticamente ciò che non avverrà mai dentro un alveare.
Decisamente high standard la nostra ape ed è così che ci vogliamo rappresentare. Buon Primo Maggio, e buon lavoro.
Perenni originali
MadeInarea