Il 6 settembre 1943, con il “Manifesto di Harvard”, Churchill spiega come Gran Bretagna e Stati Uniti avrebbero dominato i popoli per via linguistica

“Gli imperi del futuro, sono imperi della mente” perché la dominazione del mondo per via linguistica offre “guadagni ben migliori che portare via le terre o le province agli altri popoli, o schiacciarli con lo sfruttamento”. Così Winston Churchill esordisce nel “Manifesto di Harvard”: ma non sarà un ‘nemo propheta’ in quella che, grazie alla comunione linguistica, riconosceva come una seconda patria.

Ecco come nasce la lingua franca, quella che ancora oggi usiamo per far presto, o quando abbiamo bisogno di quella sintesi che non troviamo tra le lingue romanze. Recentemente, il Guardian è venuto in possesso di una ‘carta secreta’ circolata a Bruxelles, secondo cui l’Europa Unita vorrebbe ridurre la “sproporzionata” presenza inglese nelle reti televisive del continente; sembra sia una minaccia per la diversità culturale. In realtà, il Regno Unito è il più grande produttore europeo di film e programmi televisivi, con 1,4 miliardi di sterline ricavate dalla vendita di diritti internazionali.

Chissà se, in soccorso dell’Union Jack, arriverà l’aquila a stelle e strisce dall’altra parte dell’oceano. Alla fine, con quel discorso del 1943, Winston Churchill aveva firmato in stilografica il secondo “Patto d’acciaio” di quel conflitto bellico; seppur celato, dalla mollezza del linguaggio.

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