Bikini è una parola che va indossata come un vestito double face. Il primo dei nostri Bikini è un atollo del Pacifico divenuto (tristemente) celebre, dal 1946 in poi, per via di vari esperimenti atomici. In questo paradiso terrestre l’effetto fu, ovviamente, dirompente: lo stesso che sperava di ottenere lo stilista Louis Réard quando presenta il costume a due pezzi qualche settimana dopo.
Come molti sapranno, il bikini che associamo all’atollo ha un passato molto più remoto ed è di casa nella Villa del Casale di Piazza Armerina. Mostra dieci ragazze che si rincorrono, si lanciano la palla, sollevano quelli che ci sembrano moderni attrezzi da palestra. Stanno infatti facendo sport. Questo mosaico era però nella ‘pars privata’ della Villa, quella vietata a tutti tranne che al suo ricco proprietario. Viene scoperto nel 1950, solo quattro anni dopo l’atomica glamour di Réard. La storia, come sempre, ci sorprende con le sue coincidenze: erano evidentemente maturi i tempi per mostrare tutti questi bikini al pubblico, indipendentemente dal loro uso.
Poi, quando nel 1956 Emilio Pucci fa stendere una modella, in bikini, che prende il sole accanto a quelle ragazze del passato, in un attimo abbiamo la sintesi: una joint venture tra un tempo siderale e un presente che era già arrivato. Ricordandoci che, ad ogni epoca, l’effetto esplosivo, dipende – semmai – solo da come posiamo lo sguardo.
Onomastico: Sant’Antonio Maria Zaccaria
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