Se dovessimo raffigurarci la vita dei figli d’arte con un’immagine, questa sarebbe una stella cometa, dove la coda – gli eredi – deciderebbero di staccarsi volentieri dalla chioma, lasciandola risplendere di luce propria. Ma nel momento in cui si trova la propria strada, anche la Via Lattea può risultare, paradossalmente, una galassia spianata.
È il caso di Anna Freud: ultima di sei figli, quando nacque la madre si rifiutò di allattarla e il padre aveva già pronto il nome per il maschio. Invece, Anna diventerà la sua preferita e, soprattutto, sarà l’unica che continuerà il discorso paterno, approfondendo quel dettaglio che Freud aveva – in un certo senso – trascurato: l’Io, strettissimo com’era tra Es e Super-io. La ricerca dei meccanismi di difesa dell’Io, per Anna, inizia con l’osservazione dei bambini; a questa attività dedica ore e ore nell’asilo di Londra da lei fondato nel 1941, per salvare i piccoli dalle bombe. Per questo approccio ‘morbido’ (ispirato anche dai metodi dell’italiana Maria Montessori), Anna Freud sarà spesso in contrasto con la collegaMelanie Klein: quest’ultima era convinta della necessità della psicanalisi anche per i bambini di tre anni. Anna era di tutt’altro avviso: vietato toccarli, anche solo con le idee.
Per lei, evidentemente, già dai primi mesi, fin dal box, era importante riempire la vita di dolcezza.
Onomastico:
San Francesco Saverio