“Cari bambini buonasera, io sono Zurlì, il mago del giovedì. E questo è il mio regno che si chiama Fantasia”. Così iniziò lo Zecchino d’Oro, in un teatro di Milano, una sera del ’59. Era la prima volta che, in Italia, i bambini erano i protagonisti di uno spettacolo canoro professionale. Fatto non nuovo nel mondo; eppure, se l’America aveva prodotto Shirley Temple, nella spelonca del Mago Zurlì i bambini non salteranno mai la staccionata del mondo dei grandi; al centro della rassegna ci saranno sempre le canzoni, mai gli interpreti.
Ma di cosa parlano, queste canzoni? La prima a vincere nel ’59 di un quartetto di uccelli. Seguiranno molti gatti neri, papaveri e papere, ancora gatti (44), pulcini ballerini e il valzer di moscerini.
Il pedagogista svizzero Jean Piaget direbbe che lo Zecchino d’Oro è tutto infarcito di animismo, che è il modo in cui i bambini rappresentano il mondo intorno a loro in una certa fase evolutiva. A noi piace più pensare a loro come maestri di impasti di fantasia. Un po’ come le famose “Tagliatelle di Nonna Pina”.
Onomastico:
San Pacifico