Il rapporto di Debussy con la natura è qualcosa che, nella sua vita, arriva come fanno i timbri sul passaporto. La prima tappa è Roma, dove trascorre due anni all’Accademia di Francia. Da questo viaggio, porta a casa “Printemps” (1887), un brano ispirato a quella celeberrima di Sandro Botticelli.
Poi, nel 1889, ritrova Parigi con l’Esposizione Universale. Qui scopre le musiche orientali e giavanesi e ne rimane estasiato: quei popoli avevano frequentato un conservatorio fatto di “vento attraverso le foglie”, che gli europei non avranno mai.
Claude Monet dipinse le ninfee del suo giardino centinaia di volte. Allo stesso modo, Debussy sarà definito spesso un ‘impressionista musicale’: perché sceglie sempre lo stesso soggetto (nel suo caso un gruppetto di note), e su di esso fa posare mille riverberi.
“Per orchestrare è importante ascoltare i consigli del vento che passa”, diceva il compositore. Così, abbiamo invertito completamente la logica di uno strumento a fiato: ora, dovreste sentirlo il fruscio del vento tra le foglie. E, forse, proprio come avrebbe voluto Debussy…
Onomastico:
San Timoteo