“Paul is dead!” è stato un leitmotiv celebre almeno quanto “Yellow Submarine”, per un certo periodo.
9 novembre 1966: Paul McCartney è dato per morto in un incidente stradale. I Beatles, temendo una ricaduta a picco in termini di marketing, prima lo sostituiscono, poi ci ripensano, seminando qua e là frasi al contrario e anamorfosi. L’arrovellio di critici e fan sulle cover di “Sgt. Pepper” e di “Abbey Road” è tale da aver creato una nuova scienza: l’iconografia misterica del vinile.
La presunta morte del bassista dei Beatles è un po’ come quella delle foglie in autunno: un fenomeno solo apparente. I loro colori caldi, legnosi, evocano tutto, tranne il mortifero freddo. Il suono, al calpestio delle nostre scarpe nel parco, è il basso continuo dei 90 giorni e più tra ottobre e dicembre. Danno, insomma, il tono di fondo.
Colore, groove e struttura: più o meno quello che fa il basso elettrico in una band. Anche se qualcuno, spesso, lo definisce strumento “morto”…
P.S. il basso che dedichiamo a Paul McCartney è mancino, come forse alcuni di voi avranno notato. Siamo pur sempre i maniaci della precisione filologica.
Onomastico:
San Gregorio Barbarigo