21 aprile del 753 a.C.: Natale di Roma

C’è il mito e c’è l’immaginario. Il mito deve avere i contorni un po’ sfocati, come quello della fondazione di Roma. Qualche anno fa, sul Palatino è riemerso il Lupercale, la grotta dove sarebbero stati allattati Romolo e Remo. Eppure la famosa statua non è romana: recenti analisi ci dicono che il bronzo è stato fuso nell’Alto Medioevo, i gemelli sono del Rinascimento. Poco importa, il mito si è cesellato nella memoria e ci piace andare in pellegrinaggio ai Musei Capitolini per vedere quel gruppo che, per noi, profuma sempre di antichità, nonostante il parere contrario della scienza.

L’immaginario invece è quello che c’è sempre, anche se può starsene acquattato in un angolo buio. È una notte romana e un viaggiatore si muove tra le sue rovine. Va al Colosseo, dove c’è un eremita e dei mendicanti al riparo tra gli archi davanti al fuoco. Un venticello spinge il fumo sopra l’arena e il visitatore, immobile davanti all’inferriata, contempla quel prodigio. Basta un fuoco per riaccendere il travertino come duemila anni prima: in un attimo tornano i fasti, e l’immaginario.

La penna è di Goethe e noi, nel ringraziarlo, gli abbiamo preparato un kit d’occasione per i suoi “appunti” di viaggio in Italia.

Ps. per vedere il Colosseo con gli occhi di Goethe, fate un giro alla Galleria Borghese.

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Sant’Anselmo