Il 9 gennaio 1768 è allestito il primo spettacolo di circo moderno

Siamo a Londra e non è un caso, perché l’Inghilterra del tempo era uno degli imperi con il maggior numero di “filiali” nel mondo. Questo deve aver di certo colorato l’immaginazione di marinai, capitani di ventura e uomini d’affari che al ritorno in patria hanno importato tutto il loro bagaglio di esperienze. L’invenzione del circo si deve proprio a uno di loro; stiamo parlando di un certo signor Astley, militare dell’esercito che aveva addirittura servito la corona in guerra. Vi stupirà? Non proprio. Pensate che gli equilibrismi in aria hanno bisogno di forza e disciplina di ferro. Le musiche del circo non sono nient’altro che marce, i vestiti poi… vere e proprie divise, con le loro giubbe rosse, bottoni e alamari d’oro. Quello che a noi colpisce di più del circo è la tensione degli equilibristi in aria: un cortocircuito di muscoli, tendini e tessuti. Onomastici: Sant’Andrea Corsini Calendario 2006, Electrabel (società elettrica belga)

L’8 gennaio 1921 nasce Leonardo Sciascia

E nel 1960 ha scritto Il giorno della civetta. Sciascia ricorda che allora lo Stato non solo si disinteressava alla mafia, ma “esplicitamente la negava”. Sebbene c’erano già dei rapporti giudiziari (il primo del 1875), le opere letterarie erano solo due e ne esaltavano modi, organizzazione sociale e “sentire mafioso”. Per Sciascia Il giorno della civetta doveva riuscire nel difficile compito di conciliare arte e praticità. Doveva cioè essere un esempio dei suoi effetti nella vita pratica, cristallizzando un episodio che poteva avvenire (o magari era già accaduto), in un piccolo paesino siciliano. Scartando la strada della denuncia diretta e puntando tutto sulla verosimiglianza (fa un lavoro finissimo per escludere ogni riferimento a fatti e persone), Sciascia produce la prima opera che è riuscita a far luce sul fenomeno. Abbiamo voluto tradurre questo sforzo, e così omaggiare lo scrittore a cento anni dalla nascita, con la nostra civetta: anche i suoi occhi sembrano due fari nella notte. Onomastici: San Severino, San Lorenzo Giustiniani Calendarea 1999, Green Please!

Il 7 gennaio 1785 una mongolfiera attraversa per la prima volta il Canale della Manica

A bordo c’erano il francese Jean-Pierre Blanchard e l’americano John Jeffries. I due hanno viaggiato per 38 km dalla cittadina di Dover e le sue bianche scogliere fino al porto di Calais. Non sappiamo quanto tempo impiegarono e non saranno stati certo i 30 minuti di oggi. Un’impresa epica, non c’è dubbio. Per questo immaginiamo che, in omaggio alle tradizioni del Paese di partenza, al loro arrivo, intirizziti, saranno stati sicuramente accolti da una tazza di tè bollente. Onomastici: San Crispino, San Giuseppe Tuân martire, San Raimondo de Penyafort, San Luciano Calendarea 1995, Forma e funzione

Il 6 gennaio 1896 viene proiettato per la prima volta il film “L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat”, dei fratelli Lumière

Cosa sarebbe stato il mondo senza il cinema? Oggi lo storytelling riempie la nostra vita, eppure molto è iniziato da lì. Per dare un’idea di quanto quelle visioni in movimento abbiano elettrizzato menti e occhi dei nostri antenati, basti pensare alla leggenda che accompagna la prima proiezione: sembra che gli spettatori siano fuggiti dalla sala per paura di essere travolti dal treno. Nel nostro non ci sono turbine, ma oggetti d’altri tempi e d’altri usi: un pettine, un orologio da taschino, un fazzoletto di stoffa. Succede così anche nella realtà: tutto è sotto i nostri occhi ma spesso manca qualcosa capace di ricomporre lo sguardo, di reiventarlo con fantasia. Qualcosa di simile sarà accaduto anche quel 6 gennaio, grazie a un film di soli 55 secondi. Buona Festa dell’Epifania! Onomastici: San Carlo da Sezze, Santa Raffaella del Sacro Cuore Calendarea 2007, Pocketales

Il 5 gennaio 1911 viene inaugurato il Giardino Zoologico di Roma

Il Bioparco occupa uno spazio di 12 ettari all’interno di Villa Borghese, cuore verde della città. Verde come le foglie di forme e lunghezze diverse che danno vita al nostro pavone. Nel 1994 nasce l’idea di trasformare lo Zoo in Bioparco, una struttura che cura e protegge un brano di territorio ed effettua ricerche nel rispetto degli animali, promuovendo l’educazione ambientale. Tra i commenti, recensioni e ricordi lasciati dai visitatori in rete, dopo la visita a questo luogo, ce n’è uno che ricorre spesso: i pavoni passeggiano liberi tra gli umani, fanno la loro comparsa quando vogliono e si esibiscono nelle famose ruote con un misto di eleganza e nonchalance. Quali migliori chaperon? Onomastici: San Giovanni N. Neumann, Sant’Edoardo Calendarea 1999, Green Please!

Il 4 gennaio 1962 a New York viene inaugurato il primo treno senza manovratore

Immaginando l’evento inaugurale, viene spontaneo pensare a quei cartelli che un tempo popolavano l’interno dei mezzi pubblici e riportavano avvertimenti come “Non parlare al conducente”. A quasi 60 anni da quella data, non smette di sorprenderci l’esperienza che si prova viaggiando a bordo di treni e navette di questo tipo. Non è un caso che si verifichi sempre lo stesso fenomeno: la corsa all’accaparramento dei posti nella prima carrozza. L’emozione di trovarsi davanti non conosce latitudine! Onomastici: Santi Ermete e Caio martiri Calendarea 1991, I ferri del mestiere nei mezzi di comunicazione

Il 3 Gennaio 1496 Leonardo Da Vinci sperimenta la prima macchina volante

Tra le tante passioni che animavano il nostro più grande genio c’era anche quella per il volo. Aeroplano, elicottero o velivolo: non c’era una parola per descrivere questo strano mezzo e non sappiamo qual era il termine che Leonardo aveva in mente mentre dava vita a queste ali d’uccello già stranamente meccanizzate. Si trovava a Milano, alla corte di Ludovico il Moro. L’esperimento non avrà successo, ma solo a livello pratico perché la forza evocativa di questi progetti ha volato davvero, attraverso i secoli. Su Leonardo è stato detto tutto e dal nostro punto di vista l’aspetto che più ci colpisce è la capacità di immaginare, riportare il tutto in disegni e poi verificarli dal vero. Il sogno di tutti i progettisti insomma. Onomastici: Sant’Antero, San Daniele, San Luciano Calendario 2007, Alenia

Il 2 gennaio 1912 nasce Giulio Einaudi

Giulio Einaudi è il fondatore della casa editrice che porta il suo nome. Siamo a Torino nel novembre 1933, forse una giornata d’autunno come tante. All’epoca, Giulio era un giovane “roseo, timido che arrossiva spesso” tranne quando chiamava la dattilografa con un urlo selvaggio. Le parole della scrittrice Natalia Ginzburg ci danno un’istantanea di quei primissimi momenti, gli stessi in cui forse sarà stato scelto lo struzzo, da sempre simbolo di Einaudi che arriva da un libro di allegorie del Cinquecento. Negli anni Pablo Picasso, Giacomo Manzù e Giulio Paolini hanno dato la loro personale interpretazione del marchio. Ci proviamo anche noi e nel timore della loro ira mettiamo la testa sotto la sabbia: ma sarà veramente uno struzzo? Onomastici: San Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno Calendarea 1993, Bestiario

Buon Anno da Imaginarea Daily

1 gennaio, Buon Anno! Come consuetudine vuole è un brindisi inaugurale ad introdurci nel nuovo anno. Quel momento in cui il tappo salta via dalla bottiglia è accompagnato sempre da cori di gioia, di incoraggiamento a volte anche da sospiri, come forse sarà accaduto a qualcuno di voi qualche ora fa nel ricordo di questi 12 mesi in cui, tappati in casa, abbiamo dovuto rinunciare alle libertà personali. Quello che ci auguriamo per il 2021 è l’uscita definitiva dal confino domestico e la possibilità di dimostrare, finalmente, di che pasta siamo fatti. Oggi è l’inizio di un racconto che, attraverso immagini e parole, ci accompagnerà per i prossimi 364 giorni. Benvenuti a bordo.   Onomastici: Maria Santissima Madre di Dio, San Giustino, Sant’Almachio, San Giuseppe Maria Tomasi Calendarea 2021, Me Tool

Antonio Romano. La città, desiderio di bellezza

La città, desiderio di bellezza Antonio Romano Calendarea 2005, Inarea Square “chi governa deve aver a cuore massimamente la bellezza della città, per cagione di diletto e allegrezza ai forestieri, per onore, prosperità e accrescimento della città e dei cittadini.” Costituto di Siena, 1309 Scrivere sulla bellezza è un compito sempre difficile. C’è già una estesissima letteratura poiché il tema investe l’orizzonte di senso dell’individuo e della collettività. È innegabile infatti la sua soggettività, ma esistono dei codici condivisi all’interno di contesti sociali omogenei e i criteri che la definiscono sono a loro volta assoggettati alle variabili temporali. Debbo tuttavia esprimere un mio punto di vista e, per farlo, cerco di ricondurre a sintesi la mia esperienza di designer. Il “gettare avanti” contenuto nella parola progetto non è altro che una promessa di futuro, quella che dà senso e direzione alla vita stessa. Come esseri umani, soddisfatti i bisogni primari, ci sentiamo vivi perché desideriamo, ma desiderio significa consapevolezza rispetto a ciò che manca. La bellezza è perciò la nostra parte mancante a cui aspiriamo, in grado di stupirci, sorprenderci e soprattutto completarci. Siamo costretti a misurarci con la realtà, ma le preferiamo la rappresentazione. Così, il continuo desiderio di bellezza ci induce a vestire i nostri pensieri con le parole più appropriate, a far parlare per noi gli abiti che indossiamo, le case che abitiamo e i loro arredi… assegniamo cioè a ogni punto di contatto con gli altri un segno della nostra identità, implicito o esplicito che sia, in grado di rappresentarci nella relazione. Questo insieme è la nostra personale promessa di futuro poiché, proprio sul binomio rappresentazione/relazione, si è costruita la nostra civiltà e la sua espressione più visibile e concreta è la città. L’architettura è d’altro canto l’organizzazione dello spazio ed è questo a generare appunto relazioni. Quando guardiamo, anche con occhi distratti, il costruito di una qualsiasi realtà urbana, cogliamo facilmente il messaggio implicito che gli abitanti hanno voluto trasmettere nelle varie epoche: erano e sono le loro promesse di futuro. Non a caso, “civis” accomuna cittadino e civiltà perché la città è da sempre il luogo delle idee, lo spazio deputato al dibattito. Politica non deriva forse da polis? Lo “spazio pieno di tempo” (Bob Wilson), costituito dalle nostre città, ci permette quindi di leggere il racconto di secoli e spesso di millenni che i nostri antenati ci hanno consegnato e che noi dovremo tramandare. Ma, accanto alla nozione “nobile” di bellezza della città, ce n’è un’altra, apparentemente meno importante, ed è quella con cui siamo più a diretto contatto, camminando a piedi o muovendoci con i mezzi di trasporto. È la città delle strade e dei marciapiedi, della segnaletica orizzontale e verticale, dei negozi e delle loro insegne, dei semafori, delle automobili e dei mezzi pubblici, sia in movimento sia fermi, dei parchi, delle aiuole, degli arredi urbani, dei citofoni e delle cassette delle lettere… Anche questa è una narrazione, per quanto frammentaria ed eterogenea, in grado di farci cogliere in maniera pressoché immediata quel senso di promessa di futuro, insita nel desiderio di bellezza. Rammento la ringhiera di un condominio di periferia, tempestata da una trentina di cassette delle lettere, una diversa dall’altra, disposte senza alcun ordine logico. Un episodio di scarso rilievo, certamente, ma evocativo di una mancanza assoluta di dialogo tra gli sfortunati abitanti di quello stabile: se non c’è comunicazione, non ci può essere relazione e manca quindi il riconoscimento. Fino a quando siamo in grado di fare e di ricevere promesse, siamo al cento della vita; le persone molto anziane, i malati, i diseredati smarriscono il loro desiderio di bellezza perché, in assenza di promesse, sentono di essere invece alla periferia della loro esistenza. Estendendo il concetto alla città, quando il senso di periferia, nella sua accezione più deleteria, si fa spazio anche nelle aree centrali, diventa tangibile la percezione del degrado. In questo senso, quando si afferma che Roma sia una città bellissima, è impossibile essere contraddetti. Si tratta tuttavia di una sineddoche perché il riferimento si limita al centro storico, al costruito immediatamente adiacente alle mura aureliane e ad altri quartieri o “brani” urbani di eccellenza. Gli scempi edilizi, che si sono susseguiti dagli anni ’50 del ‘900 in poi, hanno generato un tale furto di bellezza, prima al paesaggio e quindi alla città, da trasformare la cementificazione in un vero e proprio contagio, che dalla periferia si è propagato verso il centro. Via Sistina, ad esempio, è un asse voluto da Papa Sisto V per collegare idealmente il Pincio e Trinità dei Monti con Santa Croce in Gerusalemme, passando per la basilica di Santa Maria Maggiore. Un gioiello rinascimentale, progettato da Domenico Fontana, vincendo un’orografia che rimanda alle strade di San Francisco: un saliscendi che dà vita a prospettive bellissime, grazie anche alla qualità del costruito e alla presenza di non pochi monumenti. Si affacciavano sulla via grandi alberghi, gallerie d’arte, orafi e negozi di qualità. Fortunatamente, almeno nella parte alta, prossima a Trinità dei Monti, esiste ancora un’unitarietà coerente con la qualità del passato. Ma, scendendo verso Piazza Barberini, la morfologia delle attività commerciali degrada a sua volta in negozi senza porte, che vendono souvenir a un euro, minimarket aperti fino alle ore piccole, dove i minorenni possono comprare alcolici, negozi di abbigliamento che propongono griffe taroccate e ristoranti per turisti, dotati di tutto il corredo kitsch di un’ipotetica cucina italiana: tovaglie a quadretti rossi, fiaschi di vino dal collo lunghissimo e pasta fresca esposta per strada… Il degrado di Roma è tutto nell’aver abituato lo sguardo e piegato i comportamenti a un’estetica del brutto che, attraverso il moltiplicarsi delle situazioni, di fatto legittima la perdita di decoro, non solo urbano. Viene meno di conseguenza anche il ruolo pedagogico della bellezza: un bambino di oggi, per tornare al caso di Via Sistina, non sa cos’era quella strada prima e darà per acquisito lo stato attuale, assumendolo a standard. È compito di chi amministra la città, perciò, definire una promessa di futuro per la capitale, in grado di rilanciarla in termini di bellezza contemporanea. In caso contrario, il declino può divenire irreversibile. Ci … Leggi tutto