Il 5 dicembre del 1901 nasce Walt Disney

Ci piace pensare che non sia stato un caso che il piccolo Walt Disney sia nato venti giorni prima della notte di Natale. Con Babbo Natale, era forse già pronto a dividersi i compiti (così come il copyright di tanti doni). Ma in questa storia, c’è anche un filo doppio, perché il piccolo Walt bambino poteva esserlo davvero solo a Natale: suo padre distribuiva i quotidiani di Kansas City porta a porta, costringendo i figli allo stesso tour de force. Com’è noto, la mattina di Natale anche i giornali sono a riposo. Di Walt Disney ricordiamo un mix di genialità, creatività, oltre a una grande dote di trascinatore, factotum e organizzatore. All’apice del successo, ricorderà spesso che doveva molto della sua attitudine (e anche delle sue manie) a quella disciplina così severa della prima mattina. Ci immaginiamo dunque il piccolo Walt proprio così, con il giornale in mano pronto alla consegna e la consegna assegnata a se stesso: se vorrà farsi grande, dovrà sempre tener duro e non gettare mai la spugna! Onomastico: San Saba

4 dicembre: inizia la caccia ai panettoni 

Oltre ad essere il re di Milano, panettone è una di quelle pochissime parole italiane che non conosce traduzione. Sappiamo che nell’Ottocento il dolce ha assunto la forma che oggi ci è familiare; ed è proprio su questo secolo che vogliamo planare. Teresa Borri, moglie di Alessandro Manzoni, scriveva nelle lettere al figlio che la giornata era iniziata come si conviene quando aveva dormito e “panatonato” bene. Ora, ogni parola ha un suo suono e questa evoca un gattonare lento, un poltrire domenicale, quando possiamo lasciare da parte tutte le cose da smistare… Teresa Borri non sarà stata l’unica, nel suo tempo, ad usare questo verbo; eppure si è arrestato, è come scomparso. Possiamo però ancora recuperarne la fragranza: ad esempio, instillando questo incedere lento nello shopping frenetico di queste ore… Onomastico: Santa Barbara

Il 3 dicembre 1895 nasce Anna Freud madre della psicanalisi infantile

Se dovessimo raffigurarci la vita dei figli d’arte con un’immagine, questa sarebbe una stella cometa, dove la coda – gli eredi – deciderebbero di staccarsi volentieri dalla chioma, lasciandola risplendere di luce propria. Ma nel momento in cui si trova la propria strada, anche la Via Lattea può risultare, paradossalmente, una galassia spianata. È il caso di Anna Freud: ultima di sei figli, quando nacque la madre si rifiutò di allattarla e il padre aveva già pronto il nome per il maschio. Invece, Anna diventerà la sua preferita e, soprattutto, sarà l’unica che continuerà il discorso paterno, approfondendo quel dettaglio che Freud aveva – in un certo senso – trascurato: l’Io, strettissimo com’era tra Es e Super-io. La ricerca dei meccanismi di difesa dell’Io, per Anna, inizia con l’osservazione dei bambini; a questa attività dedica ore e ore nell’asilo di Londra da lei fondato nel 1941, per salvare i piccoli dalle bombe. Per questo approccio ‘morbido’ (ispirato anche dai metodi dell’italiana Maria Montessori), Anna Freud sarà spesso in contrasto con la collegaMelanie Klein: quest’ultima era convinta della necessità della psicanalisi anche per i bambini di tre anni. Anna era di tutt’altro avviso: vietato toccarli, anche solo con le idee. Per lei, evidentemente, già dai primi mesi, fin dal box, era importante riempire la vita di dolcezza. Onomastico: San Francesco Saverio

Il 2 dicembre 1923 nasce Maria Callas

Uno dei gesti assolutamente proibiti nella lotta greco-romana è stringere l’avversario al collo: viene chiamata la mossa della “cravatta”. E la nostra protagonista di oggi, se potesse parlare, ce ne racconterebbe forse parecchi di colpi bassi, inferti e incassati: la presunta connivenza con gli ufficiali tedeschi durante l’occupazione della Grecia, quegli incontri sentimentali (necessari quanto sbagliati), prima con l’impresario Giovanni Battista Meneghini, poi con Aristotele Onassis). E, non ultimo, Pier Paolo Pasolini che in “Medea” le taglia a sua insaputa la voce parlata, dando alle sale un film doppiato e muto. A un certo punto, anche il nastro delle sue corde vocali subisce uno strappo da cui, purtroppo, non si riprenderanno mai. Quello che però è riuscito a compiere questo “soprano drammatico di coloratura” negli anni d’oro (dal ’52 al ’57), è un qualcosa che ancora attende un erede. La Callas aveva una voce corposa e scura, capace di balzi inarrivabili: non lo diciamo noi, o la critica, ma l’orecchio del pubblico che ancora oggi riempie con commenti in tutte le lingue i video delle sue esibizioni su YouTube. Maria Callas si spense nel 1977 da sola, a Parigi; le sue ceneri furono disperse nell’Egeo. Questo fiore, non sarà certo la “sacra pianta” che cantava nella “Norma”, ma sicuramente è la forma più originale in cui può sciogliersi la cravatta di tanti colpi bassi. Onomastico: Santa Bibiana

Il 1 dicembre 1885 nasce la lampada “Tiffany”

Eccoci oggi con un’indiscussa protagonista di salotti di velluto sin dal 1885: la lampada “Tiffany”. La sua invenzione, si deve a Luis Confort Tiffany (1848-1933) pittore, designer e decoratore, figlio di Charles Tiffany; eh sì, proprio quello di gioielli e colazioni. Il New York Times ci dice che nel 1913 Luis organizzò una festa in costume egiziano nella sua casa di Manhattan. Ma non immaginiamoci mondanità; lui preferiva starsene all’ombra. Sembrerebbe il colmo per un produttore di lampade, in realtà erano i suoi oggetti domestici a fare tutte le pr del caso. Era timido Luis, al punto che chiese all’amicoGustav Mahler di assistere alle prove della New York Philharmonic di nascosto, così da esser libero di non rivolgere la parola a nessuno. Ora, immaginiamoci questo ragazzo che, a 17 anni, viene spedito in Europa in tirocinio formativo; Parigi era quella del tempo degli Impressionisti. Ma anche qui, Luis amava starsene nella regia e ragionò sul rapporto che lega un colorista a un pittore: “I coloristi sono uomini a parte”, scrisse una volta, “ma vengono denigrati da artisti e critici che vedono la natura nei contorni, invece che nei colori”. Così, Tiffany partì alla ricerca del colore prima in Africa e poi ancora molto lontano dall’Europa. Con le lampade in vetro, entrerà a gamba tesa (e finalmente senza timidezza) nel mondo dell’Art Nouveau che, grazie a lui, diventerà un fenomeno anche americano. Quanto agli europei, forse Luis li avrebbe salutati finalmente con questo detto: “Strangers have the best candy”. Onomastico: Sant’Eligio

Il 30 novembre 1753 Benjamin Franklin riceve la Copley Medal “per i suoi curiosi esperimenti e osservazioni sull’elettricità”

Nel 1753 non esisteva il Premio Nobel e la Medaglia Copley era uno dei più prestigiosi riconoscimenti che un gentleman poteva guadagnarsi. A quel tempo, gli inglesi consideravano chiunque fosse nato oltre l’Atlantico di un gradino più basso. Ecco perché il fatto di assegnare un premio di questo tipo a un cittadino americano, non era una cosa da poco: costui, era proprio Benjamin Franklin (basti solo pensare che è il volto sulle banconote da cento dollari, anche se non è mai stato presidente). A 42 anni, aveva accumulato contatti e ricchezze tali da scegliere di dedicarsi solo agli “Studi e divertimenti filosofici”: esattamente ciò che fa un gentleman. E così, tra il serio e il faceto, in un giorno di pioggia lanciò in aria un aquilone di seta collegato a una punta metallica. Accertato che i fulmini non nascevano dall’ira di Zeus, si cominciò a pensare a come ‘incanalare’ quell’energia: ecco come nascono i nostri parafulmini. Non tutti sono unanimi nel ritenere che Franklin abbia compiuto davvero l’esperimento; c’è chi pensa che si sia trattato di una bolla di sapone. Ma preferiamo non abbandonare del tutto il fascino mitologico: si dice che Benjamin fosse multitasking anche nelle questioni amorose. Per questo, se per mano di Cupido un colpo di fulmine ci sarà stato, non c’è dubbio che la scienza abbia avuto la meglio tra tutti i flirt del buon vecchio Franklin. Onomastico: Sant’Andrea Apostolo

Il 29 novembre 1966 i Beatles iniziano a registrare “Strawberry Fields Forever”

Chissà perché c’è sempre una nostalgia che avanza e, timidissima, arrossisce quando parliamo di fragole: da Bergman a John Lennon, questo frutto è sempre la porta su un’infanzia che ci manca. Per il cantautore di Liverpool, in particolare, “Strawberry Field”era il giardino dell’orfanotrofio di Liverpool dove andava a giocare: un luogo in cui “niente è reale” e ci si poteva permettere il lusso di vivere a occhi chiusi, fraintendendo tutta la rumorosa realtà là fuori. Questo pezzo arriva in un momento particolare per i Beatles: affioravano i primi personalismi, c’era qualche problema di immagine e un silenzio creativo di molte settimane; nelle intenzioni di Lennon-McCartney, inoltre, il brano doveva tenersi lontano da live e palchi. Arriviamo in quei giorni di novembre del 1966, quando i musicisti si chiudono in studio a registrare: molti sono i take e il gruppo sembra indeciso sul tono di fondo, oscillando tra il pop, lo psichedelico e l’orchestrale. Inizia un vero e proprio taglia e cuci (non c’era infatti il digitale); alla fine, John Lennon trova il sentiero per i campi di fragole che cercava. In un mondo in cui ogni link (fisico o digitale), è una finestra aperta verso possibilità infinite, è confortante pensare che qualcuno abbia scelto per noi una sola e giustissima emozione. Chiudendo la cerniera su tante altre e su un presente che, spesso, è solo un indefinito rumore. Onomastico: San Saturnino

Il 28 novembre 1984 nasce Ryanair

Oggi parliamo della compagnia aerea con il simbolo dell’arpa che, dal 1922, è anche quello dell’Irlanda. Il motivo per cui questo strumento è così legato all’identità di questa nazione, è da cercare nel fatto che era suonato dal mitico re Brian Boru, vissuto attorno all’Anno Mille. La sua arpa, oggi, si trova al Trinity College (anche se non manca qualche disputa sulla sua autenticità). Querelle conservative a parte, quello che più ci interessa è l’evoluzione del significato di questo strumento. Nel XVII secolo, dire “Tuning the harp / Accordare l’arpa” alludeva al controllo dell’Inghilterra sulla terra verde. Dall’epoca di Enrico VIII, infatti, le arpe sulle monete irlandesi erano sormontate dalla corona di sua maestà: un sottotesto politico che lasciava poco spazio all’immaginazione. Nessuno aveva detto a questi inglesi che, secoli dopo, sarebbe nata la Ryanair, con la sua arpa che suona ad alta quota e a basso costo, offrendo a noi passeggeri una certezza: viaggiamo stipati come in un pacco di pasta e, quando arriviamo, anche se siamo un po’ cotti, grazie al risparmio, ci sentiamo comunque al dente! Onomastico: San Saturnino

Il 27 novembre è la “Giornata Nazionale della Colletta Alimentare”

Il modo in cui l’uomo ha rappresentato il cibo nelle immagini è sempre stato lo specchio delle sue brame. Si parte, ad esempio, da quadri con macellai e carni appese del Rinascimento tardo; c’erano anche delle tavole imbandite (che in realtà parlavano di memento mori). Nel tempo presente, c’è sempre una bella mostra di pietanze sui nostri cellulari. Composizione, luce, saturazione: tutto sembra cotto al punto giusto. Eppure, il cibo sui social sembra avere la freschezza di un museo delle cere. Oggi, invece, vi invitiamo a visitare i tableaux vivants che troverete nelle botteghe e nei supermercati di tutto lo Stivale: saranno lì a smistare, organizzare e a donare. Finalmente è vietato solo ‘vedere’, si può prender parte all’arte. È la “Giornata Nazionale della Colletta Alimentare” che, da venticinque anni a questa parte, ci fa vedere come la solidarietà possa essere un concetto a portata di mano. E noi, per trasmettere tutto il senso di questa giornata, abbiamo messo nella sporta gli ingredienti più freschi che abbiamo trovato. Onomastico: San Virgilio

Il 26 novembre 1898 nasce Karl Ziegler, Premio Nobel per i polimeri precursori della plastica 

Che colore ha la chimica? Chi ha visto “Breaking Bad”, risponderà che ha il tono di un cristallo di rocca. Chi ha in mente la plastica riversata in ogni dove, ci dirà che è troppa ed è troppo colorata. Chi ha in mente i pozzi di petrolio che bruciano, non potrà fare altro che togliere tutte le tinte dallo spettro. Ma quale sarà il colore della chimica del futuro? Lo scopriamo leggendo le analogie tra un Nobel del ‘63 e quello assegnato poche settimane fa. Per entrambi, la parola chiave è catalizzatore, un agente che interviene in un processo accelerandone gli esiti, per poi farsi tranquillamente da parte. Così, il Nobel del 1963 è stato una staffetta tra Karl Ziegler e Giulio Natta: il primo ricreò in vitro la gomma naturale, il secondo le sostanze che accelerano questo processo. È da allora che la plastica si è scatenata, fino a diventare sua maestà di tutte le nostre abitudini. Il Nobel per la Chimica del 2021 è andato a Benjamin List e a David MacMillan. Anche qui si tratta di una questione di velocità, perché i due ingegneri hanno scoperto degli “acceleratori organici” che – promette la Reale Accademia delle Scienze di Svezia – renderanno la chimica più verde. Abbiamo forse trovato il colore della chimica del futuro.  I due premiati di oggi hanno solo 53 anni e, forse, sono arrivati a questo successo anche grazie a catalizzatori/calcolatori che i loro colleghi del passato non avrebbero neanche immaginato. Cambiano gli strumenti di misurazione, ma siamo certi del fatto che una luce accesa, su una scrivania notturna, sarà ancora per molto tempo la discreta catalizzatrice di ogni scoperta.  OnomasticoSan Siricio, Papa