A Carnevale il comico non vale

Una cosa bella del Carnevale è che fa di tutti i contrari dei coinquilini placidi: il popolare e l’agiato, giovane e agé, mesti e no. Ma non esiste un costume che identifichi il comico dall’umorista.

Per questo, proviamo a fare un po’ di chiarezza. Luigi Pirandello scriveva che al vedere in strada una donna “parata come un pappagallo” è probabile che arriverà una risata. In lei, infatti, c’è qualcosa che avvertiamo come contrario al canone. Può essere, però, che la stessa signora non provi alcun piacere ad abbigliarsi in quel modo; dietro quei paramenti potrebbe esserci un marito da trattenere, o anni che si è restii a contare… Lo scrittore conclude che la riflessione ci fa avvertire il sentimento del contrario e il comico sfiorirà a vantaggio dell’humor.

Ci guadagna la signora, per cui ogni giorno sarà Carnevale: variopinta ma nel lusso dell’anonimato. Ma ci guadagna anche chi è dall’altra parte: un po’ di r-humor-e nell’ordinario restituisce quella sensazione di sentirsi sempre freschi come un fiore.