Se andate al Museu Berardo di Lisbona c’è un’opera di Man Ray che attira l’attenzione di molti visitatori: è un quadro che ha inglobata una radio. Trasmette ininterrottamente dal 1957 e si chiama appunto «Talking Picture».
Ci sembra un’immagine che rende molto bene il fatto che la radio è un mezzo di comunicazione che cavalca il progresso, senza esserne calpestato.
Oggi come settantasei anni fa l’ONU trasmetteva la sua prima trasmissione. Era il 1946: la Seconda Guerra Mondiale era appena terminata, per cui lanciare un messaggio di pace attraverso un mezzo che era stato strategico per la guerra, non era cosa da poco. Nel film «Il discorso del re» si vede Giorgio VI dichiarare guerra a Hitler dalla radio: soffriva di balbuzie, quindi il suo era stato un risultato non da poco. E, in Italia, la Resistenza fu fatta anche ascoltando Radio Londra, dichiarata illegale dal 1940.
In un certo senso la radio nasce proprio all’ombra di Buckingham Palace. È qui che, nel 1896, un giovane Guglielmo Marconi ottiene il brevetto per un sistema di telegrafia senza fili, dopo il rifiuto del Ministero delle Poste e Telegrafi italiano.
Li perdoniamo. Evidentemente non si erano sintonizzati sui giusti canali cerebrali.
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