Spicchio dopo spicchio

Ci sono simboli che hanno un peso specifico a seconda dell’indirizzo. Che si tratti di lupi mannari o di amanti, per gli occidentali la luna è più o meno sempre tendente alla pienezza.

Così non è per i popoli islamici dove una luna crescente (associata alla stella), si trova sulla bandiera di molti Stati, tra cui la Turchia. Ed è qui che è nato questo simbolo nel IV secolo a.C., quando Istanbul si chiamava Bisanzio. Sembra che i macedoni fossero in procinto di attaccare la città di notte, confidando nella complicità di buio e nuvole. Bastò il lumino di una falce di luna, per risvegliare le sentinelle e scongiurare l’invasione. Molti secoli più tardi, l’icona era parte dell’identità della città, tanto che quando gli Ottomani nel 1453 fecero cadere l’Impero Romano d’Oriente, la lasciarono nella loro comunicazione. Un senso di appartenenza così forte che, quando nel 1876 la Turchia si unì alla Croce Rossa Internazionale, lo fece solo a patto di usare la mezzaluna rossa su fondo bianco al posto della croce. L’esempio venne seguito anche da altri Paesi islamici.

Oggi la falce di luna crescente dà avvio al Ramadan, il mese di purificazione per i musulmani che si è appena concluso. È il rintocco della riflessione che arriva ogni anno. Ramadan Kareem! si usa dire. È un augurio che ci piace, trasmette l’idea di un progetto umano che si dà nel tempo, uno spicchio dopo l’altro.