Alla Fondazione Prada di Milano Rem Koolhaas e Salvatore Settis appoggiano un sarcofago romano su una scrivania: l’osservatore è tenuto a sedersi sulla sedia d’ufficio e guardare lo stralcio di marmo. Quasi un invito – esplicito – a non cedere alla distrazione. L’idea di una vista “comoda” era stata proprio dei romani: quando innalzarono la Colonna Traiana sapevano che, salendo in cima alla Basilica Ulpia, si poteva assaporare la guerra di Dacia a millimetro zero, da una terrazza. Nel tempo quell’architettura è diventata una commodity, una merce alla mercé del momento; infatti, della basilica non rimane quasi traccia (la Colonna si è salvata perché riutilizzata come campanile di una chiesa).
Commodity arriva dal francese “commodité” e vuol dire che qualcosa è ottenibile “comodamente”. Una commodity si mimetizza nella nostra vita, tanto che spesso non la notiamo; a patto che non ci sia una qualche interruzione del segnale. Una zuppa su un quadro può esser considerata tale? In un certo senso sì, se è vero che i “Girasoli” di Vincent Van Gogh sono parte del nostro domestic landscape: con disinvoltura avvolgono desktop, cravatte e tazze.
Domenica prossima, 4 dicembre, ci sarà l’ingresso gratuito nei musei pubblici italiani (per chi vive a Londra è un privilegio quotidiano). Scongiurando altri happening al pomodoro, potremmo essere noi a vincere questo round, scegliendo un solo capolavoro: chissà se guarderemo un Parmigianino come il grande Alberto Sordi faceva con il suo piatto di maccheroni. Buon appetito.