Il Carnevale di Venezia non si è concluso poi da molto e se Alessandro Mendini avesse potuto realizzare il progetto del Ponte dell’Accademia (Biennale 1980), sarebbe stato uno sbuffo rococò sull’acqua, praticamente una maschera felliniana. Il designer ci ricorda uno scenografo che ammanta le cose, seguendo il filo nascosto di una citazione sparsa, leggiadra, un tantino beffarda. La ritroviamo nella poltrona Proust (1978), che ci invita a sederci come il Re Sole, sui puntini di Paul Signac.
Scendiamo invece nei sotterranei della fucina di Vulcano dove, più o meno negli stessi anni, un altro designer era convinto che il lavoro (inteso come una fricassea di materiali, consistenze e rumori), potesse entrare in blocco in un disegno nuovo; letteralmente, come fa la lumaca nella chiocciola. Ed ecco Marco Zanuso con la sua Lady, la poltrona imbottita con il poliuretano di quelle automobili che, nel ‘51, magari gli italiani speravano già di poter comprare.
Due modi diversi di abitare la vita e la casa. Per Mendini, stiletto e merletto, è quel luogo che permette di esser “pigri solo il sabato mattina”: lo scrive nelle canzoni di Architettura Sussurrante, il disco prodotto insieme ai Matia Bazar nel 1983 e di cui il MoMA, sembra, ne conservi una copia… Zanuso non riesce invece proprio a pensare a una domus pigra di zelo e nel 1956 arriva il Compasso d’Oro per la Macchina da Cucire Borletti. I due, il sarto e il costumista, di questi premi ne vinceranno in tutto dieci.
Domani, sabato mattina, potremmo allora scegliere se sarà un weekend post-moderno o ancora modernista. Ma l’occasione per far quadrare il cerchio ci è data da una mostra aperta proprio in questi giorni all’ADI Design Museum. Ovviamente, sotto la protezione della beata pigrizia.