Nei quadri il punto di fuga è il luogo in cui si raccoglie la prospettiva e l’occhio si ferma; chi ci dice che non preferirebbe vagare ancora? Un po’ come fa l’’“Astronomo” di Vermeer che oggi si trova al Louvre, ma un tempo era dei Rothschild, la famiglia di banchieri ebrei. L’opera entrò nelle brame del Führer e venne requisita nel 1940 quando i tedeschi presero Parigi: volevano salvarla dal collezionismo non-ariano, degenerato. Finito il conflitto l’opera tornerà in Francia ma sul retro è ancora impressa una piccola svastica.
Più o meno negli stessi anni l’Italia pullulava di funzionari in abuso d’ufficio: prendevano le opere e le scortavano a bordo di una Topolino fino alle fortezze di provincia, dove erano più al sicuro dalle bombe; oppure si tenevano qualche giorno un Piero della Francesca in salotto pur di farlo rimanere a “casa”. È accaduto alla “Madonna di Senigallia” l’immagine che abbiamo scelto per raccontare la mostra “Arte Liberata. 1937-47” alle Scuderie del Quirinale. Il visitatore è invitato a proseguire il de-packaging del manifesto nelle sale espositive, dove troverà tutta l’epopea di questi “Monuments Men”. La mostra è aperta fino al 10 aprile ma ne parliamo oggi per ricordarci che la memoria è un allenamento: inizia ogni anno il 28 gennaio e prosegue fino al 27 di quello dopo.
Il Bambino di Piero tiene in mano un fiore, ed è lì che immaginiamo il punto di fuga della nostra farfalla. Una pennellata che devia e torna alla storia grande, così da iniziare a non dimenticare.