Se il 2 giugno 1946 ha tracciato la forma di governo dell’Italia, un po’ lo dobbiamo anche al “Re di Maggio”. A marzo di quell’anno infatti, Umberto II firmò il decreto che deciderà anche le sue sorti: sarà re il tempo di pochi giorni.
In questa sede però, ci piace scavare nella mina dell’italianità, magari raccontando la storia di un giovane principe che tanti anni prima aveva disegnato l’abito da sposa di una moglie venuta dal Belgio, Maria José; stoffa da designer, forse, ma gli annali lo ricordano per non aver avuto quella da re. Questa sensazione di essere fuori dal sentiero tracciato, doveva forse accomunare molti in quell’anno: gli uomini perché avevano il polso intorpidito da anni di non voto, le donne perché erano state chiamate per la prima volta a farlo.
Per cui, tentiamo di entrare nelle cabine di quel 2 giugno, visualizzando tutti quei lapis tremolanti. Anni e anni dopo, l’avremo spuntata? Pardon, forse per tempi e contesto sarebbe meglio dire “flaggata”. Ad ogni modo, la scelta della Repubblica fu un verdetto che si portò dietro polemiche e sospetti, ma l’Italia non riusciremmo più a immaginarla diversamente. Sicuramente un’identità in continuo divenire e complessa… si può però disegnare con semplicità.